Corridoio adriatico, caos treni e ritardi di 90 minuti: il sogno europeo è lontano

10 mesi fa 334
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Bologna, 13 gennaio 2025 – L’acronimo è Ac/Av, alta capacità e alta velocità. Facile a dirsi, un po’ meno a farsi. Perché per allineare la Bologna-Lecce (il cosiddetto Corridoio Adriatico) agli standard delle linee Core Ten-T – le direttrici strategiche della rete transeuropea dei trasporti, messe nero su bianco dall’Unione europea – serviranno a spanne non meno di vent’anni e almeno 80 miliardi a stare stretti, secondo calcoli che si fanno dalle parti di Rfi e Regioni. Sono più di ottocento chilometri di binari dall’Emilia-Romagna fino alla Puglia, tra Ancona e Lecce si viaggia su una linea progettata e posata per la prima volta con i vagiti dello Stato unitario (1862, il presidente del Consiglio era Urbano Rattazzi), quando i treni andavano ancora a vapore, e solo nell’agosto del 2023 sono partiti i lavori per il raddoppio del mitologico “imbuto” Termoli-Lesina, a cavallo tra il Molise e la Puglia – bloccati per anni dai nidi di un uccellino, il fratino –, dove il tempo s’è addirittura fermato al binario unico.

L’impresa è titanica, a maggior ragione in un Paese nel quale ci vogliono anni e quintali di scartoffie anche solo per spostare una panchina, specie se si considera che da qui dovranno correre treni passeggeri fino ai 300 chilometri all’ora e transitare convogli merci al ritmo di 176 al giorno, uno ogni otto minuti, ...



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