Dopo il diluvio

1 anno fa 79

La scorsa settimana è toccato a Bologna ed è morto un ragazzo di vent'anni. Dovrebbe bastare questo a disinnescare il dibattito sull'ennesima alluvione da ogni tornaconto politico. I battibecchi social cui abbiamo assistito da maggio 2023 hanno nauseato i cittadini. Non se ne può più, quindi ce ne teniamo alla larga. Sul tavolo ci sono due grandi questioni (in realtà due domande) usate l'una contro l'altra. La prima domanda: i fiumi esondano solo perché piove come non ha mai fatto prima? Sì, dice chi ricorda che su Bologna sabato sera sono caduti in sei ore i millimetri di pioggia che di solito cadono in due mesi. E' sicuramente vero, anche se servirebbe un raffronto con episodi simili del passato. Vale a dire: quante altre volte, diciamo negli ultimi cinquant'anni, è caduta una quantità analoga di pioggia? Ogni volta è stata la stessa catastrofe? La seconda domanda: i fiumi esondano perché il territorio è stato abbandonato? Sì, dicono in Emilia-Romagna non solo le forze di opposizione ma anche molte associazioni di categoria, agricoltori in testa, e le formazioni ambientaliste. Hanno certamente ragione. Però spesso accade questo: chi risponde sì alla prima domanda risponde no alla seconda, e viceversa. E' uno schema da cui conviene uscire alla svelta. Sarebbe utile a tutti metterla così: che il cambiamento climatico produca fenomeni violenti è pacifico, ma che le conseguenze di questi fenomeni siano ineluttabili lo è molto meno. Il cambiamento climatico c'è (chi lo nega vive su Marte, al più si può discettare sulle sue cause) e il territorio va gestito in modo tale da a...



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