Facce da Pec

1 anno fa 70

L'ultimo caso riguarda 77 operai della Regal Rexnord di Copparo, in provincia di Ferrara. Hanno ricevuto una Pec di prima mattina che annunciava loro il licenziamento. Un esempio eclatante di sommo disprezzo per il cosiddetto capitale umano, di cui, a chiacchiere, non si fa che tessere le lodi. Un misto di cinismo, di incompetenza e di ignoranza, perché davvero - invece - il capitale umano è quello che fa la differenza. Ma il caso Copparo nasconde qualcosa di più subdolo. Perché se il licenziamento via Pec è una cosa abnorme, è pur vero che ricorrere all'intermediazione della posta elettronica o del messaggio WhatsApp è diventata la prassi anche quando non dovrebbe. La mail risponde a imprescindibili esigenze di velocità e praticità, si tratta di uno strumento insostituibile. Però un tempo le mail di una giornata si contavano sulle dita di due mani. Poi la cosa è degenerata e il fenomeno ha assunto contorni inquietanti. Prima di tutto per dimensioni: leggere tutte le mail richiederebbe a ciascuno di noi l'assistenza di un segretario personale, per cui la praticità e la velocità iniziali sono diventate complessità e lentezza. Molti studi attestano che, nel pubblico come nel privato, una decisione che vent'anni fa si prendeva in capo a una telefonata, ora si prende dopo estenuanti ping-pong di mail, inoltrate per conoscenza a decine di interlocutori e uffici diversi, con tempi biblici e risultati discutibili (la ricostruzione post alluvione 2023 in Emilia-Romagna ne è un esempio). Senza contare il proliferare delle mail inutili, scritte solo per affermare la propria esiste...



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