Un ranocchio in peluche poggiato sulla pensilina accanto alle scale e la biancheria stesa sotto l’enorme albero di melograno. Dietro il nastro rosso e bianco che sigilla l’ingresso, è rimasta anche la Toyota Yaris di famiglia, in un paese semideserto e ancora attonito. Questa è l’istantanea della casa il giorno dopo il delitto di Ana Cristina Duarte, barista di 38 anni di origini brasiliane, accoltellata a morte dal marito, Ezio Di Levrano, autista di pullman di 54 anni di origini pugliesi. I tre figli della coppia, di 6, 12 e 14 anni, sono al momento assieme ai nonni paterni, che vivono da anni nella frazione di Calcinelli, in attesa che il giudice decida il da farsi, forse collocandoli in una casa famiglia. In giardino c’era una casetta in legno per farli giocare, ma adesso dovranno adattarsi all’appartamento dove si trovano.
Giovedì prossimo, una fiaccolata organizzata dal Comune e dalle associazioni, che si svolgerà a Saltara alle 20, ricorderà la giovane mamma barbaramente ammazzata, esprimendo il rifiuto a ogni forma di violenza. Intanto emergono nuovi dettagli, delineando uno scenario di estremo disagio negli ultimi tempi. Le liti tra marito e moglie pare fossero frequenti e sempre più violente, tanto da attirare l’attenzione dei vicini, per le grida e il trambusto.
Da quando Ana Cristina aveva lasciato la casa, stanca delle botte del marito, lo spazio antistante l’abitazione era molto trascurato, tra sacchi di spazzatura, cartacce e panni lasciati stesi per giorni e giorni. Il cane di famiglia scorrazzava e abbaiava di continuo anche di notte, c...

















