Giuseppe Ciani, che mercoledì scorso ha festeggiato i 100 anni nel teatro Iris Versari di Portico con i famigliari, il sindaco, i cittadini e una nutrita delegazione di carabinieri, è forse l’ultimo dei romagnoli ad aver incontrato faccia a faccia il capo partigiano Silvio Corbari.
Racconta Ciani: "Ero da poco fra i cinque carabinieri della caserma di Portico, quando una mattina di inizio 1944, mentre ero sulla porta della caserma, vedo arrivare tre personaggi a cavallo. Quello che sembrava il capo si avvicina e si presenta come Silvio Corbari, chiedendo del maresciallo (fuori in servizio) per ottenere alcune pistole e fucili sequestrati alla popolazione e custoditi in caserma. Io avevo 20 anni e i tre erano armati. Salimmo al secondo piano, ma lui, diffidente, volle rimanere ultimo. Scelse le armi migliori. Tornammo all’uscita, Corbari sempre ultimo. Salirono a cavallo e se ne andarono". Aggiunge Ciani: "Fui poi trasferito a Faenza, col compito di effettuare perquisizioni nelle case dei contadini, affiancato da un membro della milizia fascista, che attendeva fuori della porta, mentre io all’interno consigliavo agli abitanti di nascondere le armi per evitare gravi conseguenze".
Il 5 giugno 1944 fu catturato "perché non collaborava coi fascisti", trasferito a Verona e da lì deportato a Stralsund, sul Mar Baltico, e poi nel campo di Brema, da dove fu liberato il 26 aprile 1945, trasferito in Olanda e Belgio, rientrando in Italia il 26 novembre 1945. Riprende servizio e congedato nel 1950 "per i danni alla salute conseguiti alla deportazione". Dal 1953 al ...








