Con la scomparsa di Francesco Merloni "finisce un’epoca". Frase a volte abusata. Ma non in questo caso, anche perché a pronunciarla è uno che l’imprenditore e politico fabrianese ha imparato a conoscerlo bene, avendogli dedicato un libro ‘definitivo’ come "Francesco Merloni. Il secolo dello sviluppo - Internazionalizzazione e coscienza territoriale" (Il lavoro editoriale). E’ Giorgio Mangani, che ha firmato un’opera assai apprezzata, anche perché nelle sue pagine il ‘protagonista’ gli si è aperto in modo totale, con grande sincerità.
Mangani, come è nata l’idea del volume?
"La famiglia già in precedenza aveva tentato di fare qualcosa del genere, ma i risultati non furono quelli attesi. Io accettai di scrivere il libro anche perché mi fu lasciata grande libertà. Il mio non è certo un panegirico. Lo disse anche Ferruccio De Bortoli alla presentazione a Roma, cui intervennero, fra gli altri, Draghi, Amato, Prodi e Letta: il libro è tutt’altro che agiografico. Un’osservazione che mi ha fatto piacere".
Con Merloni com’era il rapporto?
"Fu sempre molto gentile, come era lui. Per sei o sette mesi ci incontrammo nella sede dell’azienda a Fabriano, tutte le settimane. Lui andava ‘a braccio’, poi io confrontavo tutte le informazioni con i documenti, avendo anche accesso all’archivio della Fondazione Merloni. Il libro è la storia della vita economica, politica e culturale di Merloni, ma è anche la storia del modello economico marchigiano, la dimostrazione che anche in una regione ‘decentrata’ si poteva fare qualcosa. Si parva licet, è la stessa c...














