"È un disastro ambientale, uno dei più grandi mai visti sul nostro territorio. E ci dispiace dirlo, ma ci vergogniamo di essere emiliani". Sono le dure parole del rubierese Giuliano Vernia, portavoce del Comitato ‘Difendiamo il parco fluviale del Secchia’, che ad oggi conta più di cinquanta attivisti.
Arrabbiato e amareggiato, cerca risposte su quello che considerano "il più grave ecocidio mai avvenuto in Emilia". E lo dice guardando ciò che resta della riserva naturale del Secchia, nella zona di Rubiera: "Praticamente più niente".
L’agenzia interregionale addetta alla cura dei fiumi (Aipo) qualche mese fa ha dato il via libera ai lavori di realizzazione di una casse di espansione del fiume Secchia, e la manutenzione di quelle esistenti, sul territorio di Rubiera, che servono per difendere le città dalle alluvioni a fronte dei nuovi volumi delle piene. La preoccupazione però è che "con la scusa di una messa in sicurezza idraulica stiano invece mettendo a dura prova un territorio già abbastanza inquinato". In totale, il Comitato ha contato quindici ettari di alberi abbattuti per questa operazione.
È marzo quando i cittadini notano che qualcosa non va: "Prima hanno tagliato gli arbusti attorno agli argini, poi si sono allargati in altre zone, anche al di sopra della via Emilia, dove, fra Reggio e Modena, hanno sradicato 2-3 ettari di alberature".
Nel piano di esecuzione dei lavori Il Comitato ha letto che: "l’operazione avrebbe portato solamente a un taglio selettivo ma così non è stato. Nella zona più cementificata d’Europa abbi...
















