La jihad guidata dalle ragazze: "Arriverà il nostro momento". Ma oggi saranno davanti al giudice

10 mesi fa 388
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"L’adesione al credo ideologico jihadista" era "frutto di un attento e meditato percorso di avvicinamento" e non di "un’estemporanea opzione fideistica". Il terrorismo, quindi, era "una scelta totalizzante e da perseguire anche a costo di alterare in modo incisivo il proprio stile di vita". Non ha dubbi il gip Andrea Salvatore Romito, che nell’ordinanza ha accolto le richieste dei pm Morena Plazzi e Stefano Dambruoso e ha disposto il carcere per un gruppo di cinque ragazzi under 30 dedito al proselitismo e alla propaganda del terrorismo di matrice islamica e che inneggiava al martirio e alla guerra santa. A capo dei cinque, accusati di far parte di un’associazione a delinquere con finalità di terrorismo denominata ’Da’wa Italia’ (traducibile come Chiamata alle armi Italia) che si ispirava ad Al Qeda e all’Isis, c’era per i carabinieri del Ros, Rida Mushtaq, 22 anni, origini pachistane ma residente in Bolognina, in via Di Vincenzo, una vera e propria "influencer" pro jihad, impegnata giorno e notte a fare proseliti sui social, in particolare su Tiktok, Instagram e X. In carcere oltre a lei sono finiti il fratello, Hasham, 19 anni, pure lui residente in Bolognina, l’altra leader del gruppo, Ryhem Guerroudj, 18enne di origini algerine residente a Spoleto, e Firat Alcu, 27 anni, il ’Bro turco’, nato appunto in Turchia dove era stato già condannato per finanziamento terroristico ma domiciliato a Monfalcone (Gorizia), dove gestiva due locali di kebab da asporto e dove voleva aprire un...



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