“La lotta contro la distruzione del suolo sarà dura, lunga, forse secolare, ma è il massimo compito di oggi se si vuole salvare il luogo in cui vivono gli italiani. La responsabilità non può essere additata solo al clima, spetta agli uomini”: dal 1951 (grande rotta del fiume Po) al 2024, la lezione non è evidentemente servita. Le parole sull’alluvione erano dell’allora presidente della Repubblica Luigi E inaudi in visita in Polesine e quello ‘Scrittoio del Presidente’ torna tragicamente d’attualità. Tutto quello che sentiamo sul cambiamento climatico è ineludibile e incontrovertibile, ma non basta. La settimana più difficile di Bologna del nuovo millennio lo dimostra. Serve un piano straordinario, dice la presidente facente funzioni dell’Emilia-Romagna Irene Priolo: è vero. Serve più manutenzione, negli anni non è stata fatta a sufficienza, e i soldi dal Governo ci sono, dice il viceministro Galeazzo Bignami: è vero. Bisogna ripensare la città, sono pronto a tutto, dice il sindaco Matteo Lepore: è vero. Ma, come aveva ammonito Einaudi, la responsabilità spetta agli uomini. Non solo le parole. Mai quindi avremmo pensato di vedere un sabato dedicato a dichiarazioni, repliche, precisazioni sul tema della cura dei torrenti e dell’ambiente con cortocircuiti e bias cognitivi di ogni tipo. I cittadini meritano ben altro. A Bologna, in Romagna, nel Paese. Sono decisamente stanchi e lo dimostreranno alle prossime elezioni regionali che, e saremmo contenti di essere smentiti, non brilleranno per l’affluenza. Il ’quasi’ scontro istituzionale sui torrenti ...
La lezione dimenticata di Luigi Einaudi
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