La quotidianità di Renato Serra riemerge grazie alle studentesse

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I mutandoni bianchi, le mascherine facciali, un pacco di medicazione reale della farmacia Zarri di Bologna, i colletti inamidati acquistati a San Vito Armamento, capi di biancheria intima, una camicia azzurra, garze enigmatiche sul cui utilizzo cui ci si interroga. E’ parte degli effetti personali, che Renato Serra, il letterato cesenate morto il 20 luglio 1915 sul Podgora, aveva al fronte in una cassetta di legno che venne poi recapitata ai familiari e che il pronipote omonimo Renato Serra, bolognese, ha condiviso all’apertura di Casa Serra sabato scorso, effettuata dalle studentesse dell’indirizzo turistico dell’istituto Serra, guidate dalla professoressa Raffaella Martina, coordinatrice del progetto.

L’istituto tecnico economico ha stipulato un accordo con l’amministrazione comunale che prevede non solo l’apertura, ma la valorizzazione culturale degli spazi della dimora natale del letterato, ed è ciò che da più di un anno a questa parte sta avvenendo, grazie anche al coinvolgimento del pronipote di Serra, sollecitato anche dall’impegno e dalla dedizione con cui gli allievi del Serra si sono presi in carico la sfida di ridare vita e attrattività all’istituto culturale ...

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