Le nostre vite spudorate

1 anno fa 95

Questa volta è toccato a Gimbo Tamberi, il campionissimo. Prima osannato come un dio, poi insultato come un delinquente (probabilmente dagli stessi che prima lo osannavano, ma la coerenza non è di questo mondo). La sua colpa: l'ennesimo post sulla malattia che gli ha negato la medaglia olimpica. Gli odiatori lo hanno crocifisso: ''Esibizionista, piantala, hai rotto le p...''. E giù improperi. E fin qui nulla di nuovo, se avesse vinto sarebbero stati tutti zitti. Detto questo, una riflessione sulle nostre vite in vetrina vale la pena farla. Tamberi è esuberante e generoso, sta sui social perché ha bisogno di sentire il calore dei tifosi e quindi si espone molto. In queste settimane ha raccontato minuto per minuto la sua avventura: prima il dimagrimento eccessivo, poi la fede nuziale smarrita nella Senna, la lettera aperta alla moglie per rinnovarle tutto il suo amore, la prima colica renale, la seconda colica renale, la decisione coraggiosa di gareggiare lo stesso. L'altro giorno, a Olimpiadi finite, ha riassunto tutto questo in un nuovo video: la flebo, le smorfie di dolore, la corsa in bagno a vomitare. E stavolta il gregge degli haters lo ha azzannato. Nel 2015 Umberto Eco disse: ''I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività''. Un'iperbole con un fondamento di verità. Eco si riferiva agli arroganti/ignoranti ai quali, diceva, sul web viene dato lo stesso credito di un premio Nobel. Le cose, da allora, sono assai peggiorate perché la Rete è diventata più cattiv...



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