"Bisognerebbe parlarne di più di questo problema, non soltanto un giorno all’anno". Giacomo non ha 18 anni, frequenta il liceo artistico Mengaroni e come tutti gli altri compagni di scuola, anche lui ha sulla guancia un segno rosso di rossetto. E’ stato il primo gesto della mattinata. Giacomo è tra la folla degli studenti radunatasi nella piazzetta della Creatività, davanti al liceo, e assiste al flash mob che alcune classi della sua scuola hanno ideato, ieri, per la giornata contro la violenza di genere. Uno dopo l’altro i giovani si sono avvicinati al centro della piazza con delle rose bianche, le hanno sdraiate a terra e le hanno collegate con un nastro arancione. L’effetto finale è stato quello ci disegnare un cerchio dove al centro campeggia una scarpetta rossa.
La narrazione è simbolica ed è immediata per le nuove generazioni, più di mille discorsi: "Ne abbiamo parlato a scuola quando abbiamo dovuto progettare questo flash mob", dice Elena, tra le studentesse che ha dato voce insieme a Gea, Dalia, Barbara, Leonardo, Viola a tante lettere rivolte ad una immaginaria donna, vittima di abusi. "Mia mamma l’ha vissuto e ancora lo vive sulla sua pelle – dice timidamente una delle studentesse immersa nel pubblico –: manifestazioni come questa credo diano coraggio affinché chi subisce non si isoli. Quando tornerò a casa abbraccerò la mia mamma perché non è sola, ma come hanno detto in tanti oggi, gli strumenti per uscire dalla sua situazione ci sono".
I simboli muovono le coscienze se a monte c’è stata una riflessione: "Abbiamo affrontato il tema in classe...















