Il nucleo della polemica furibonda fra il governo e gli amministratori locali circa le presunte risorse non spese ruota intorno a due parole chiave – i "finanziamenti", cioè i fondi messi a disposizione dallo Stato centrale, e la "rendicontazione", vale a dire il sunto finale che Regioni e Comuni redigono al termine dei lavori pubblici eseguiti – e sull’ingenua convinzione che i cittadini non conoscano la differenza fra i due concetti, non capiscano che per sistemare una frana lunga mezzo chilometro occorrono un bando, l’affidamento degli interventi, e infine il lavoro di braccia, gru e ruspe.
La sindaca di Russi Valentina Palli è furente: "Siamo qui a sottrarre tempo al nostro lavoro per replicare alle dichiarazioni mendaci del ministro alla Protezione civile. Abbiamo convocato questa conferenza stampa non appena l’emergenza ce lo ha consentito, mentre Musumeci ha avuto l’idea di tenerne una proprio quando eravamo nel picco dell’allerta rossa". Palli, avvocata, snocciola cifre a ripetizione: "la Provincia ha speso dallo scorso maggio 32 milioni, di cui 3,9 per le somme urgenze legate alle strade. A novembre sono arrivati dal commissario 30 milioni di euro per le frane, di cui 22 milioni già aggiudicati: parliamo di interventi che richiedono anche un biennio per essere eseguiti". I dolori cominciano quando si entra nel merito delle risorse ancora non arrivate, come quelle per casse d’espansione e aree allagabili, quelle che nel frattempo il Marzeno si è preso da solo: "Il piano speciale continua a essere una bozza, che neppure ci è stata mostrata". Mancano ancora...











