Quel che resta del caffè

1 settimana fa 11
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Il distretto del caffè non esiste più. Bologna deve rassegnarsi. Il suo Appennino non è più la culla di imprese che producevano macchine per il settore, Saeco in testa. Sono anni che questo patrimonio di competenze e di risorse si sta pian piano disgregando e lo dimostrano le ultime due crisi che hanno colpito la Caffitaly di Gaggio Montano e la Beyers di Castel Maggiore. I dipendenti della prima hanno scioperato per otto ore dopo avere approvato un pacchetto di 40 ore di astensione dal lavoro. L’azienda è alle prese con una complessa procedura di rinegoziazione di un debito gigante di 150 milioni di euro con un pool di banche e con un piano industriale di rilancio che non arriva. Da qui la preoccupazione di chi è occupato nei due stabilimenti dell'Appennino bolognese. A Gaggio sono circa 180 i dipendenti, una sessantina lavora all’assemblaggio delle macchine professionali per il caffè, mentre gli altri sono dedicati alla produzione e commercializzazione di capsule, che qui vengono prodotte in conto terzi. Quelle a marchio Caffitaly sono realizzate nella Bergamasca da altri 200 dipendenti. L’azienda è stata fondata nel cuore del distretto del caffè da un gruppo di imprenditori c...

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