Forlì, 13 settembre 2024 – Per il centenario della marcia su Roma (30 ottobre 2022), Predappio freme. La folla preme. Gli organizzatori si esaltano: "Siamo in 3mila". Il contraltare ufficiale smussa l’enfasi: "Qualche centinaio". Al di là del pallottoliere, Predappio, paese natale del duce, è una fermentazione a distesa di camicie nere. Nostalgici estasiati. Un evento. Tanto che qualcuno veste da balilla pure il figlio di 13 anni. I saluti romani scattano a comando.
La voce da capopopolo ritma: "Camerata Benito Mussolini!". La massa risponde: "Presente!". La polizia filma tutto. E da quelle ore di euforia che distillano il passato e seducono il presente in un caleidoscopio in cui la concreta realtà quotidiana pare essere lontana anniluce, nasce un’inchiesta giudiziaria: 12 a processo per le presunte violazioni della legge Scelba (1952, sull’apologia di fascismo) e della legge Mancino (1993, contro l’incitamento all’odio razziale). Oggi l’epilogo della trama, grandemente annunciato: la sentenza del giudice monocratico di Forlì Andrea Priore, che dichiara il non luogo a procedere per insussistenza del fatto in favore di 12 imputati.
Tutto come previsto, data l’ormai stranota pronuncia della Corte di Cassazione del 18 gennaio scorso, che annullò la condanna nei confronti di 8 persone che avevano fatto il saluto romano durante un corteo commemorativo di estrema destra a Milano nel 2016: in relazione al saluto romano – è la sostanza delle ...









