di Lorenzo Muccioli
e Francesco Zuppiroli
Una maglietta da lavoro melange, con una scritta sulla schiena, fornita agli investigatori dal titolare della ditta in cui, prima di finire in carcere, era impiegato Louis Dassilva. E’ questo il nuovo elemento entrato in gioco nell’inchiesta sull’omicidio di Pierina Paganelli, la 78enne massacrata con 29 coltellate la sera del 3 ottobre scorso in via Del Ciclamino. La maglietta, appartenente proprio a Dassilva, è stata sequestrata dagli investigatori della squadra mobile, guidata dal commissario capo Marco Masia, e – secondo la pubblica accusa – andrebbe a rafforzare il quadro indiziario a carico del 34enne senegalese, in carcere dal 16 luglio scorso in quanto unico indagato per il delitto dell’ex infermiera in pensione.
La relazione preliminare sulla t-shirt è stata una delle frecce all’arco della Procura di Rimini, scoccate ieri durante l’udienza davanti al tribunale del Riesame di Bologna. I giudici (la decisione dovrebbe arrivare oggi) sono chiamati ad esprimersi sulla sussistenza delle esigenze cautelari ravvisate dal gip nell’ordinanza che aveva portato nelle scorse settimane all’arresto del 34enne. Presenti il sostituto procuratore, Daniele Paci, lo stesso Louis Dassilva insieme ai suoi legali: gli avvocati Riario Fabbri e Andrea Guidi, che si sono avvalsi della consulenza della criminologa Roberta Bruzzone. Secondo la tesi dell’accusa, quella maglietta da lavoro potrebbe corrispondere a quella che indossa l’individuo nel video della cam numero 3 della farmacia di via del Ciclamino, che alle 22.17 ...

















