Vigile del fuoco morto, il processo: "Quel cavo d’acciaio era invisibile". Spunta l’indagine interna sul fatto

11 mesi fa 265
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Un’indagine amministrativa interna e dubbi sull’opportunità di svolgere quel tipo di operazione nella pare di cortile della caserma dedicata al passaggio dei mezzi. Sono alcuni degli espetti emersi nel corso dell’udienza di ieri del processo per la morte di Marco Galan, vigile del fuoco deceduto nel dicembre del 2021 all’età di 58 anni dopo quindici anni di coma vegetativo a seguito di un infortunio sul lavoro avvenuto nel luglio del 2006 in caserma. Il terribile epilogo della vicenda e l’autopsia sul corpo, che collegava il decesso alle ferite riportate nell’incidente, hanno portato a un nuovo giudizio, dopo il primo celebrato anni fa per il reato di lesioni. Imputato di omicidio colposo è oggi l’allora comandante provinciale dei vigili del fuoco Michele De Vincentis (difeso dall’avvocato Cosimo Zaccaria). L’udienza di ieri, davanti al giudice Giovanni Solinas, è stata dedicata all’audizione di alcuni testimoni. Tra questi, una dipendente dei vigili del fuoco all’epoca in servizio a Ferrara con ruoli amministrativi legati alle spese. La teste ha specificato come il comandante non avesse poteri diretti di spesa ma che fosse necessario fare un’istanza. In particolare, ha aggiunto, quell’anno "pendeva una richiesta di duemila euro per segnaletica orizzontale e verticale" per il piazzale della caserma, "ma non arrivò nulla". L’ok alla spesa giunse "soltanto l’anno dopo".

Il teste successivo, anch’egli all’epoca in servizio al comando di via Verga, ha ricordato come in quella parte di cortile ci fosse traffico di mezzi in entrata e in uscita. Ha inoltre spi...



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