Luzzara (Reggio Emilia), 18 settembre 2024 - Il marito pakistano l'avrebbe maltrattata, costretta a rapporti sessuali e anche invitata ad abortire perché lei, ai suoi occhi, aveva la colpa di aver fatto quattro figlie femmine, e non il maschio da lui atteso.
"Quando aspettavo la terza, abbiamo litigato e mio marito mi lanciò contro bottiglie di vetro. Una volta mi rovesciò addosso acqua bollente sulla pancia, sapendo che aspettavo la terza bambina. Con un oggetto di vetro in mano mi minacciò di abortire". Lei, una donna pakistana, ha trovato la forza di denunciare l'ex marito connazionale, ora a processo imputato per maltrattamenti verso di lei e una figlia e violenza sessuale. È una nuova storia che emerge dal tribunale e che riecheggia il caso dell'omicidio della 18enne pakistana Saman Abbas, tra prepotenze subite, desiderio di libertà e coraggio di denunciare.
Stamattina la donna, affiancata da un traduttore, ha testimoniato in aula davanti al collegio dei giudici presieduto da Cristina Beretti, a latere Giovanni Ghini e Silvia Semprini. Ha confermato le vessazioni contestate nel capo di imputazione: ovvero di essere stata denigrata "in quanto non riuscivo a dargli un figlio maschio", avendo avuto quattro bambine". Le minacce per farla abortire sarebbero iniziate dalla terza figlia in poi: "Ma io non ho mai ceduto". E ha detto che "anche i suoi parenti in Pakistan si allearono con lui". Tra le accuse nero su bianco, si legge anche che ...













