Rifiuti e tempi della politica

1 anno fa 72

Si fa presto a dire (o scrivere) termovalorizzatore nelle Marche, poi però da qualche parte bisognerà pur farlo. Dove? Bella domanda. Nel piano regionale di gestione dei rifiuti appena approvato dalla giunta regionale non c'è scritto, anche perché l'impianto unico di incenerimento con recupero energetico, seppur indicato come obiettivo strategico, dovrebbe entrare a regime non prima del 2030, al pari della nuova governance messa nera su bianco dalla Regione. La strada è lastricata di buoni propositi sì, ma da qui alla meta ci saranno in successione il passaggio dalle forche caudine della valutazione ambientale strategica, l'approvazione in Consiglio regionale e dulcis in fundo le elezioni del 2025. Ecco, ammesso che il termovalorizzatore sulla carta arrivi sano e salvo al dunque, poi si dovrà sciogliere il nodo di Gordio senza Alessandro Magno: scegliere il sito. E Cassandra salta già su, pronta a malignare raccontando la storia della nuova discarica della provincia di Macerata, che è un po' simile a quella della tela di Penelope, dell'ago nel pagliaio o, se volete, del cammello che dalla cruna di quell'ago dovrebbe passare. Succede cioè che da più o meno cinque anni l'Ata (assemblea territoriale d'ambito) maceratese - l'organismo composto dal presidente della Provincia e dai sindaci - si accapiglia a giorni alterni senza riuscire a mettersi d'accordo su dove fare la nuova discarica provinciale. Ah, qui no, troppo vicino al bosco tal dei tali dove nidifica la Rupicola di Cefalù; sì, ma là neppure, a poca distanza cinquant'anni fa furono trovate schegge di pietra del pale...



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