BOLOGNA – Oggi, 60 anni dopo. L’ultima volta, anche l’unica nella vecchia Coppa campioni, fu la monetina dispettosa contro l’Anderlecht nel ’64. La storia lungamente interrotta ricomincia con lo Shakthar, che viene a Bologna, e gira l’Europa, anche per rappresentare l’Ucraina e la sua sofferenza. Dall’altra parte c’è il significato più profondo del calcio e dello sport nella vita quotidiana. Famiglie cresciute in una speranza sembrata per troppo tempo impossibile. Generazioni unite da passioni e colori, che festeggiano. Reduci di quegli anni di gloria che sono ancora qui a ricordare e rivivere il loro sogno a occhi aperti. C’è anche un’esigenza calcistica dura da soddisfare. La squadra di Pusic è partita così così nel suo campionato, non è facile lavorare con la guerra ha detto il tecnico, ma ha esperienza di questo livello. Il Bologna l’entusiasmo dei suoi ragazzi, la maggior parte dei quali alla scoperta dell’effetto che fa la musica della Champions all’ingresso in campo. Italiano si affida al gruppo storico, nell’undici teorico nessun nuovo acquisto. Rispetto a Como c’è Castro al centro dell’attacco al posto di Dallinga, Lykogiannis a sinistra per Miranda, Lucumì per Casale e Fabbian per Pobega. Da Pascutti a Orsolini, da Dall’Ara, che era già scomparso ma era stato il deus ex machina di quell’avventura, a Saputo, è cambiato tutto. Non il rossoblù che invade la strade, oggi come allora.
Per recarsi allo stadio, il Comune consiglia di servirsi dei mezzi pubblici: tra chiusure al traffico e divieti di sosta nella zona interessata, i cantieri anc...










