Bologna attraversa il Natale tra cantieri, dibattiti, tradizioni che resistono e contraddizioni quotidiane. È a questa città complessa, ironica e spesso divisa che la redazione della Gazzetta di Bologna rivolge i suoi auguri, senza distinzioni e senza retorica.
Gli auguri vanno a chi si lascia sorprendere dai megaliti gonfiabili in piazza Maggiore e a chi, al contrario, li vive come un’invasione nel cuore della città. A chi aspetta il tram come una promessa di futuro e a chi, per quei lavori, ha visto abbassarsi la serranda della propria attività. A chi sale ogni mattina su un autobus affollato pagando 2,30 euro e a chi osserva da lontano le scelte che regolano traffico e mobilità, tra limiti di velocità e biciclette sotto i portici.
Un pensiero va ai ciclisti distratti, ai politici che non tollerano le critiche e a chi vive Bologna senza fretta, mentre la città corre. Alla torre Garisenda, che resta in piedi anche senza essere più al centro dello sguardo collettivo, e alle sfogline che continuano a impastare la tradizione, così come a chi la tradizione la gusta a tavola.
Gli auguri abbracciano i piccoli esercizi sempre aperti, dal piadinaro al kebabbaro, fino al negozio pakistano sotto casa. L’Università più antica d’Italia, con i suoi studenti in cerca di un alloggio o finalmente sistemati, convive con storie di lavoro, precarietà, speranze e discriminazioni. Bologna resta meta di chi arriva da lontano per costruire un futuro migliore e di chi, al contrario, è costretto a fare i conti con la disoccupazione.
Il Natale del...

4 giorni fa
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