A Bologna basta occupare per avere una casa? Il Comune corre ai ripari solo dopo la pressione dei collettivi

3 ore fa 22

Ci sono voluti sei giorni di occupazione e la spinta degli attivisti per muovere l’amministrazione comunale di Bologna. Solo dopo che cinquanta famiglie hanno preso possesso illecitamente dello stabile di via Don Minzoni 12, con tanto di attenzione mediatica e tensione politica, Palazzo d’Accursio si è affrettato a convocare un tavolo in Prefettura e a trovare, nel giro di poche ore, soluzioni abitative temporanee e promesse di accoglienza.

È un dato che fa riflettere. Da mesi, forse da anni, si parla di emergenza abitativa a Bologna: sfratti, affitti inaccessibili, famiglie che non riescono a trovare un tetto, studenti in cerca di una stanza. Eppure, solo quando un’occupazione di un immobile Asp (ente pubblico del 97% del Comune, Città Metropolitana di Bologna 2% e Fondazione Carisbo 1%) costringe il Comune al confronto, le soluzioni sembrano improvvisamente comparire. Hotel per le famiglie rimaste senza casa, accoglienza tramite Acer, percorsi personalizzati dei servizi sociali: interventi che, seppur necessari, arrivano solo dopo una pressione dal basso.

La domanda è inevitabile: serve davvero occupare un edificio per ottenere ascolto? Perché le risposte dell’amministrazione arrivano solo quando a chiederle sono gruppi vicini a certi ambienti dei centri sociali, spesso politicamente non troppo distanti dalla stessa gi...



Bologna Press condivide questo contenuto utilizzando sempre
Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International (CC BY-NC-SA 4.0) Creative Commons License

Leggi tutto questo Articolo