BOLOGNA – Quasi sempre ritornano, certi temi. Stavolta la colpa, si fa per dire, è del New York Times, e di una sua corrispondente, Ilaria Maria Sala, bolognese di nascita ma ad Honk Kong per vita e lavoro, che sulle colonne dello storico giornale americano attacca la città, togliendole l’antico fregio di Dotta e lasciandole con spregio l’etichetta di grassa. Per lei qui ormai è rimasta solo la <<mortadella da vendere ai turisti>> l’unico obiettivo e l’unica missione, con foto e teste di maiali ovunque. Tutta colpa della mortadella, e si fa per dire anche in questo caso, perché poi è chiaro come si tratti di un mezzo per parlare di svuotamento culturale, con, scrive sempre la giornalista, studenti che vengono espulsi e grandi catene che monopolizzano con taglieri e salumi le vie del centro, togliendo il posto a botteghe storiche e omologando la città alle mete turistiche più banalizzate, per esempio Firenze, Venezia e Barcellona scrive lei. Riecco i taglieri insomma, sui quali la rilfessione è in atto da almeno un decennio. Tema vero, ma visione molto parziale . Con quel filo di nostalgia della Bologna pre Ryanair, compagnia portatrice di grande quantitativo di turismo mordi, è il caso di dirlo e fuggi. Così, se dal rischio desertificazione del centro storico pre Tdays, non sono passati nemmeno quindici anni, oggi si fa i conti col turismo di massa e gli effetti collaterali. Polemica ancor più particolare da affrontare nei giorni in cui la città si svuota quasi del tutto, fra cartelli di ferie e parcheggi liberi, e nei dehors dei bar, davanti...
Il New York Times: “Bologna era la Dotta ma gli studenti vengono espulsi: ora è solo la Grassa”. VIDEO
1 anno fa
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