Un’inchiesta condotta dai Carabinieri di Bologna Centro, sotto la direzione della Procura, ha portato alla luce un sistema di caporalato delle badanti, con tre persone ora in custodia cautelare in carcere. L’indagine, coordinata dal pm Stefano Dambruoso e sancita dall’ordinanza firmata dal gip Maria Cristina Sarli, ha svelato un’organizzazione criminale dedita all’intermediazione illecita, allo sfruttamento del lavoro e a truffe aggravate.
L’organizzazione reclutava badanti per le famiglie attraverso annunci pubblicati su diverse piattaforme social. Una volta contattate, le famiglie erano indotte a sottoscrivere rapidamente un “pacchetto trimestrale” per un costo di 3.400 euro. Le badanti venivano poi accompagnate nelle abitazioni dei clienti, ma spesso senza la formazione o le competenze necessarie. Quando le famiglie insoddisfatte richiedevano una sostituzione, non ricevevano alcuna risposta.
Secondo le accuse, le condizioni di lavoro delle badanti erano drammatiche: contratti non registrati, minacce di licenziamento e orari estenuanti, spesso 24 ore su 24, sette giorni su sette, senza riposo. Le retribuzioni e le regole imposte erano completamente al di fuori delle normative previste dai contratti collettivi nazionali di categoria.
Le indagini hanno rivelato 18 casi di sfruttamento tra le province di Bologna, Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Parma e Firenze, con un giro d’affari illecito che avrebbe fruttato circa 420 mila euro in un anno. A seguito delle indagini, i Carabinieri hanno sequestrato 100 mila euro dai conti degli arrestati.

1 anno fa
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